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La società Alfa, conduttrice dell’immobile sito al primo piano dell’edificio di Via Bianca n. 37, località Monterosa, e la società Beta, proprietaria dello stesso, decidevano di installare sul terrazzino dell’immobile un grosso macchinario per il condizionamento dell’area, utilizzabile in tutte le stagioni.
Tizia, proprietaria di un’unità immobiliare sita al secondo piano dello stesso edificio, ormai sfinita dal notevole inquinamento acustico prodotto dall’impianto installato, rivolgeva numerose lamentele e richieste di cessazione dei rumori alle società interessate, le quali asserivano che il rumore generato dal condizionatore non superava affatto il limite fissato dalla legislazione speciale e che, quindi, era del tutto lecito.
Tizia, non riuscendo più a tollerare il continuo e perenne rumore proveniente dall’impianto, sempre acceso, che impediva il riposo a lei e alla figlia Caietta, di soli 10 mesi, la quale presentava non pochi disturbi del sonno, si rivolge ad un legale.
Il candidato, assunte le vesti del legale di Tizia, individui i possibili strumenti da azionare per meglio tutelare le ragioni della propria assistita.
Mila è una donna bielorussa, costretta da anni in schiavitù da Zeno e obbligata a prostituirsi. Il protettore la tiene praticamente segregata, ha il suo passaporto e minaccia continuamente che potrebbe accadere qualcosa ai suoi familiari e a se stessa se non gli è ubbidiente.
Zeno ha imposto a tutte le sue donne nomi di fantasia, vietando categoricamente di rivelare a chiunque la loro identità.
Mila, mentre stava esercitando il meretricio lungo le strade della città di Alfa, in un’operazione della ex squadra buon costume viene fermata e accompagnata in caserma per l’identificazione dove Mila fornisce false dichiarazioni ai pubblici ufficiali sulla propria identità.
Il candidato illustri le fattispecie di rilievo penale che potrebbero configurarsi nel caso sopra richiamato, prospettando una eventuale strategia difensiva unicamente nei confronti di Mila.